
“Che barba, che noia… che noia che barba!” Così ripeteva Sandra Mondaini prima di spegnere la luce la sera. La noia può essere in agguato in questi giorni in cui ci viene chiesto di sospendere la maggior parte delle attività che riempivano la nostra giornata. Un modo per prenderci cura di questo vissuto (e non solo di questo), è immergerci a pieno in quello che stiamo facendo, nel momento in cui lo stiamo facendo. Ogni attività è una buona candidata per questa “semplice” pratica di consapevolezza: non cadiamo nell’errore di considerare alcune attività di serie B. Non esistono infatti attività banali se le facciamo in piena presenza, perché in quel momento l’attività che stiamo facendo, per semplice ed ordinaria che sia, è la manifestazione della nostra vita! È tutto ciò che esiste, è tutto ciò che è reale. Tale concetto è ben spiegato in questa storiella di Thich Nath Hanh, tratta dal libro “Il miracolo della presenza mentale”:
“Di solito lavo i piatti dopo il pasto serale, prima di sedermi a bere una tazza di tè in compagnia. Una sera, Jim mi chiese se potesse lavarli lui. Gli dissi: “Fai pure, ma se lavi i piatti devi sapere come si fa”. E lui: “Ma dai, ti pare che non so lavare i piatti?”. Risposi: “Ci sono due modi di lavare i piatti. Il primo è lavare i piatti per avere piatti puliti, il secondo è lavare i piatti per lavare i piatti”. Jim mi sorrise e disse: “Scelgo il secondo: lavare i piatti per lavare i piatti”. E da allora Jim sa come si lavano i piatti.
Gli passai le consegne per un’intera settimana. Se mentre laviamo i piatti pensiamo solo alla tazza di tè che ci aspetta e ci affrettiamo a toglierli di mezzo come se fossero una seccatura, non stiamo ‘lavando i piatti per lavare i piatti’. Direi di più, in quel momento non siamo vivi. Questo perché, mentre siamo davanti al lavandino, siamo assolutamente incapaci di accorgerci del miracolo della vita. Se non sappiamo lavare i piatti, è probabile che non riusciremo nemmeno a bere la nostra tazza di tè. Mentre beviamo il tè, non faremo che pensare ad altre cose, accorgendoci a stento della tazza che teniamo fra le mani. Così ci facciamo risucchiare dal futuro, incapaci di vivere veramente un solo minuto della nostra vita. (…) Quando si lavano i piatti bisognerebbe soltanto lavare i piatti; il che significa che mentre si lavano i piatti bisognerebbe essere pienamente consapevoli di stare lavando i piatti. (…) Il fatto di essere qui a lavare queste scodelle è una meravigliosa realtà. Sono pienamente me stesso, seguo il mio respiro, conscio della mia presenza e conscio dei miei pensieri e delle mie azioni. Nulla può sballottarmi qua e là a suo piacere come una bottiglia in balia delle onde.
In uno studio condotto su 2250 adulti pubblicato nel 2010 (Killingsworth M.A. and Gilbert D.T. (2010), A Wandering Mind Is an Unhappy Mind, http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/330/6006/932/DC1), venne chiesto tramite una app ad un campione randomizzato di persone in determinati momenti della giornata, cosa stessero facendo, quanto fossero presenti e come si sentissero in quel momento. Dal risultato emerse che le persone erano tanto più felici, quanto più erano presenti, a prescindere dalla piacevolezza dell’attività svolta!Puoi sperimentare il potere della consapevolezza proprio ora: dopo aver finito di leggere questo articolo, dedicati alla tua prossima attività, qualunque essa sia, provando ad esserci veramente con il corpo e con la mente, in questo può aiutarti ancorarti ai sensi: guarda, tocca, gusta, annusa, ascolta… vivi! Riempi la tua giornata di momenti in cui ti gusti a pieno ciò che stai facendo, qualsiasi cosa tu stia facendo. Ad esempio, quando lavi i denti, senti il profumo del dentifricio, il massaggio dello spazzolino sulle gengive, il fresco dell’acqua in bocca.
Non dare niente per scontato: tutto è un dono.
La noia svanisce e tutto si colora se vivi a pieno momento per momento.

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