Sei Atteggiamenti per una Comunicazione Efficace

Le relazioni quotidiane, come partner, figlio o genitore, collaboratore, capo o subordinato, amico o conoscente, ecc., richiedono capacità comunicative per fare in modo che le persone si sentano comprese e possano comprendere gli altri al fine di affrontare questioni e problemi.  

Ecco alcune chiavi per comunicare efficacemente:

Ascolta prima di parlare. Solo dopo aver ascoltato e compreso quello che l’altro ha da dire possiamo avere utili elementi per i messaggi che vogliamo mandare. Predisporci all’ascolto aiuta l’altra persona ad esplorare i propri pensieri, stati d’animo e bisogni e a sentirsi sufficientemente fiduciosa di poterli esprimere. Prima di interrompere l’altro fallo terminare. Sentirsi ascoltati predispone ad affrontare in modo più utile qualsiasi problema.

Fai attenzione ai giudizi. Le persone non hanno bisogno di qualcuno che le giudichi, le attacchi, le critichi, le colpevolizzi, le accusi. È importante fare attenzione ai propri pregiudizi e preconcetti. È impossibile non avere giudizi su un fatto, un argomento o una persona. È possibile usare i giudizi nel giusto modo ovvero senza vomitarli aggressivamente sull’altro, senza imporre i propri valori, ma proponendoli come il proprio punto di vista o opinione su una questione. Evita di imporre le tue norme e i tuoi valori come fossero il riferimento del comportamento giusto e sbagliato rispetto al quale tu puoi elargire approvazione o disapprovazione. Anche un genitore che sta formando la mente del figlio deve prima ascoltare.

Occhio alle interpretazioni. Evita interpretazioni e distorsioni della realtà in base ai tuoi significati e valori. Evita di focalizzarti in maniera parziale su elementi che sono importanti per te ma potrebbero non esserlo per l’altro e per la situazione. È possibile che la lettura della situazione che tu hai fatto sia verosimile e azzeccata, ma non è detto che sia quello di cui ha bisogno l’interlocutore o quello che migliora la comunicazione, la comprensione reciproca e l’intesa verso l’obiettivo comune. Valuta con attenzione se e quando è il caso di presentare questa tua interpretazione ed eventualmente fallo sempre come espressione di uno tra i diversi possibili punti di vista. Spesso l’interpretazione serve solo a chi la emette “per darsi un tono”, ma rischia di lasciare l’altro incompreso, giudicato, solo.

Se dai consigli e indicazioni, fai attenzione alle soluzioni che proponi: ti sembrano le più giuste, ma potrebbero essere non adatte all’altra persona. Le persone hanno bisogno di essere ascoltate e comprese, non hanno bisogni di soluzioni preconfezionate o calate dall’alto da un’autorità che rende l’altro dipendente e gli rimanda un’immagine di incapace di “pensare”, di assumere iniziative e responsabilità.

Quando una persona parla di sé o di qualche problema che la riguarda, la richiesta, esplicita o inconsapevole, è di essere ascoltata, compresa, guidata e sostenuta. Ascoltare non significa dimostrare di “aver capito tutto” o dire “io lo sapevo”. Comprendere non significa “investigare” attraverso mille domande che rischiano di far sentire la persona invasa e pressata a svelare la propria intimità emotiva più di quanto voglia. Guidare non significa dare direttive dogmatiche e imporre le proprie idee come fossero la verità e la soluzione dei problemi valida necessariamente e per tutti. Sostenere non significa rendere l’altro dipendente del tipo “lo faccio io per te” o “non ci pensare che me ne occupo io” e nemmeno dare la pacca sulla spalla senza aiutare la persona a confrontarsi con la realtà, a volte dolorosa, ma con cui è necessario fare i conti. Fai attenzione quindi a dare un sostegno eccessivo che può arrivare come compassione svalutante (che alimenta un senso di inadeguatezza e passività) o consolazione paternalistica (che genera ribellione) o eccessiva rassicurazione materna (che favorisce dipendenza) o minimizzazione e “normalizzazione” della situazione del tipo “quello che stai vivendo lo vivono tutti” (che stimola frustrazione e rabbia).

– Fai centro. A volte è importante essere centrati sul problema, altre volte è importante concentrarsi sulla persona: comprendere l’altro mettendosi nei suoi panni pur mantenendo una distanza affettiva che permette di essere obiettivi. Avere un sincero interesse e un rispettoso coinvolgimento nell’universo soggettivo dell’altro: cosa sente e pensa. Accogliere l’altro e accettarlo così come è nella sua unicità, al di là della valutazione su singoli comportamenti più o meno adeguati. Lasciarlo libero di esprimersi secondo le sue modalità e preferenze pur mantenendo il rispetto reciproco.

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