Le relazioni quotidiane, come partner, figlio o genitore, collaboratore, capo o subordinato, amico o conoscente, ecc., richiedono capacità comunicative per fare in modo che le persone si sentano comprese e possano comprendere gli altri al fine di affrontare questioni e problemi.

Ecco alcune chiavi per comunicare efficacemente:
– Ascolta prima di parlare. Solo dopo aver ascoltato e compreso quello che l’altro ha da dire possiamo avere utili elementi per i messaggi che vogliamo mandare. Predisporci all’ascolto aiuta l’altra persona ad esplorare i propri pensieri, stati d’animo e bisogni e a sentirsi sufficientemente fiduciosa di poterli esprimere. Prima di interrompere l’altro fallo terminare. Sentirsi ascoltati predispone ad affrontare in modo più utile qualsiasi problema.
– Fai attenzione ai giudizi. Le persone non hanno bisogno di qualcuno che le giudichi, le attacchi, le critichi, le colpevolizzi, le accusi. È importante fare attenzione ai propri pregiudizi e preconcetti. È impossibile non avere giudizi su un fatto, un argomento o una persona. È possibile usare i giudizi nel giusto modo ovvero senza vomitarli aggressivamente sull’altro, senza imporre i propri valori, ma proponendoli come il proprio punto di vista o opinione su una questione. Evita di imporre le tue norme e i tuoi valori come fossero il riferimento del comportamento giusto e sbagliato rispetto al quale tu puoi elargire approvazione o disapprovazione. Anche un genitore che sta formando la mente del figlio deve prima ascoltare.
– Occhio alle interpretazioni. Evita interpretazioni e distorsioni della realtà in base ai tuoi significati e valori. Evita di focalizzarti in maniera parziale su elementi che sono importanti per te ma potrebbero non esserlo per l’altro e per la situazione. È possibile che la lettura della situazione che tu hai fatto sia verosimile e azzeccata, ma non è detto che sia quello di cui ha bisogno l’interlocutore o quello che migliora la comunicazione, la comprensione reciproca e l’intesa verso l’obiettivo comune. Valuta con attenzione se e quando è il caso di presentare questa tua interpretazione ed eventualmente fallo sempre come espressione di uno tra i diversi possibili punti di vista. Spesso l’interpretazione serve solo a chi la emette “per darsi un tono”, ma rischia di lasciare l’altro incompreso, giudicato, solo.
– Se dai consigli e indicazioni, fai attenzione alle soluzioni che proponi: ti sembrano le più giuste, ma potrebbero essere non adatte all’altra persona. Le persone hanno bisogno di essere ascoltate e comprese, non hanno bisogni di soluzioni preconfezionate o calate dall’alto da un’autorità che rende l’altro dipendente e gli rimanda un’immagine di incapace di “pensare”, di assumere iniziative e responsabilità.
– Quando una persona parla di sé o di qualche problema che la riguarda, la richiesta, esplicita o inconsapevole, è di essere ascoltata, compresa, guidata e sostenuta. Ascoltare non significa dimostrare di “aver capito tutto” o dire “io lo sapevo”. Comprendere non significa “investigare” attraverso mille domande che rischiano di far sentire la persona invasa e pressata a svelare la propria intimità emotiva più di quanto voglia. Guidare non significa dare direttive dogmatiche e imporre le proprie idee come fossero la verità e la soluzione dei problemi valida necessariamente e per tutti. Sostenere non significa rendere l’altro dipendente del tipo “lo faccio io per te” o “non ci pensare che me ne occupo io” e nemmeno dare la pacca sulla spalla senza aiutare la persona a confrontarsi con la realtà, a volte dolorosa, ma con cui è necessario fare i conti. Fai attenzione quindi a dare un sostegno eccessivo che può arrivare come compassione svalutante (che alimenta un senso di inadeguatezza e passività) o consolazione paternalistica (che genera ribellione) o eccessiva rassicurazione materna (che favorisce dipendenza) o minimizzazione e “normalizzazione” della situazione del tipo “quello che stai vivendo lo vivono tutti” (che stimola frustrazione e rabbia).
– Fai centro. A volte è importante essere centrati sul problema, altre volte è importante concentrarsi sulla persona: comprendere l’altro mettendosi nei suoi panni pur mantenendo una distanza affettiva che permette di essere obiettivi. Avere un sincero interesse e un rispettoso coinvolgimento nell’universo soggettivo dell’altro: cosa sente e pensa. Accogliere l’altro e accettarlo così come è nella sua unicità, al di là della valutazione su singoli comportamenti più o meno adeguati. Lasciarlo libero di esprimersi secondo le sue modalità e preferenze pur mantenendo il rispetto reciproco.

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