Sentirsi in colpa e non sentirsi all’altezza sono due emozioni, due facce della stessa medaglia: “non sono come dovrei essere”.
Il messaggio è antico:
– “Hai fatto qualcosa o sei qualcosa che mi fa stare male!”
– “Non hai fatto ciò che dovevi fare o non sei come dovresti essere!”
E oggi quel messaggio lo portiamo dentro nella forma di aspettative perfezioniste e missioni impossibili che chiediamo a noi stessi. Aspettative a cui dobbiamo rispondere in diversi ruoli sociali, professionali, intimi. E l’ansia e la depressione fanno capolino.

Sentirsi in colpa e non sentirsi all’altezza originano da pensieri del tipo:
– “No questo no”;
– “Rifiuto questa parte”;
– “Questo non va bene”;
– “Questo non è adatto o conforme, è brutto, sporco, cattivo, indegno, non amabile, non di valore.”
E tutto ciò che è sbagliato in noi è tale in quanto non corrisponde completamente alle aspettative altrui e all’immagine di perfezione che gli altri proiettano su di noi, un ideale in quanto tale destinato a non essere mai raggiunto, una missione impossibile fonte di sentimenti di colpa e inadeguatezza. Un ideale che all’inizio è esterno, proviene da chi si è preso cura di noi quando eravamo piccoli, e che progressivamente è stato interiorizzato fino a formare una voce critica e giudicante, dentro di noi, che continuamente ci assedia ricordandoci che “non siamo abbastanza” o che “siamo brutti, sporchi e cattivi”.
Oggi come allora chi stabilisce le regole del dover vivere? Chi stabilisce cosa è giusto o sbagliato, buono o cattivo, lecito o proibito? La risposta è nella consapevolezza di emozioni, bisogni e valori personali. E nell’agire per realizzarli nonostante la paura, i sensi di colpa o il sentirsi non all’altezza.
In terapia si lavora per recuperare la libertà perduta rispetto agli imperativi interiori del dover essere.

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