“Non esistono bambini difficili. Il difficile è essere bambini in questo mondo di gente stanca, occupata, frettolosa e senza pazienza…”

Come Comportarsi?
Nell’ approcciare bambini e ragazzi è molto importante e utile seguire i seguente 3 step:
-osservare
-fare il punto
-decidere come agire
Cosa Osservare?
E’ spesso difficile comprendere i segnali di disagio emotivo che i bambini e i ragazzi manifestano. Molte volte alla domanda “Come stai?” il bambino risponde bene anche quando è visibilmente agitato, in ansia o comunque in difficoltà. Accanto alla chiara comunicazione verbale intenzionale di un disagio dobbiamo porre attenzione a ciò che il bambino esprime attraverso il proprio comportamento. Il bambino spesso non ha la consapevolezza del proprio malessere interiore e/o la possibilità di accedere ad un linguaggio simbolico che possa esprimere chiaramente le proprie difficoltà ma manda costantemente messaggi del proprio malessere a chi è vicino ed intorno a lui. I segnali di disagio variano in funzione dell’età e della personalità del bambino.
Cosa è importante osservare?
Se i bambini sono piccoli, generalmente il disagio prenderà la forma di sintomi somatici, cioè malesseri che esprimono attraverso il corpo: mal di pancia, mal di testa, dolori di varia natura.
-Alterazioni del ritmo sonno veglia
-Modificazioni significative dell’alimentazione
-Agitazione e irrequietezza
Nei bambini più grandi con accresciute funzioni riflessive e linguistiche i segnali più comuni sono più legati a manifestazioni esterne del comportamento:
-Insuccesso scolastico
-Chiusura
-Difficoltà relazionali e disinteressamento verso i pari
-Tristezza e /o aggressività
-Alterazioni del comportamento alimentare
Disagi Emotivo-Affettivi
I principali disagi emotivo-affettivi in età evolutiva sono l’ansia, i disturbi dell’umore, la bassa autostima, le somatizzazioni.
Ansia
L’ansia può essere di vario tipo:
Ansia generalizzata: il bambino è per la maggior parte del tempo preoccupato, anche in assenza di stimoli particolari. Le sue preoccupazioni sono eccessive e irrealistiche. Manifesta un alto livello di tensione e possono manifestarsi sintomi somatici (dolori o malesseri di vario tipo).
Fobie: Le paure fanno parte dello sviluppo di ogni bambino e si estinguono nel tempo. Si parla di fobie quando la paura nei confronti di particolari oggetti, animali o situazioni è eccessiva e persistente ed interferisce con il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Ansia sociale: il bambino che soffre di questo disagio è agitato dal contatto con gli altri, in particolare con persone nuove e poco familiari. Le sue quattro paure principali sono: la paura di essere giudicato negativamente dalle persone che incontra, la paura di non sapere che dire o che fare nelle situazioni sociali, la paura di essere rifiutato, la paura dell’intimità (di rivelare i propri sentimenti). Queste paure sono generalmente accompagnate da reazioni fisiche quali aumento dell’adrenalina, battito cardiaco accelerato, crampi allo stomaco, sudorazione abbondante, rossore. Spesso i bambini che soffrono di ansia sociale, soffrono anche di ansia da prestazione ed hanno una bassa autostima, a scuola tendono ad isolarsi e possono essere vittime di bullismo.
Ansia da prestazione: il bambino è eccessivamente preoccupato della buona riuscita dei suoi compiti e delle sue attività, è spaventato dal commettere errori e per questo può diventare perfezionista. E’ come se si sentisse costantemente sotto esame.
Ansia da separazione: il bambino ha un comportamento normale finché è in presenza del genitore o della figura primaria di attaccamento, ma manifesta un’intensa ansia quando deve allontanarsi da questa figura. Tende ad avere paure irrealistiche e persistenti riguardo ad eventi catastrofici che lo possano separare per sempre dai genitori. Per questo può manifestare un’estrema riluttanza ad andare a scuola. Nell’imminenza della separazione dai genitori può accusare sintomi fisici quali mal di testa, mal di stomaco, vomito, dolori addominali.
I Disturbi dell’Umore
Possono essere classificati in due grandi categorie: disturbi depressivi e disturbi bipolari. La sintomatologia depressiva in età evolutiva può assumere diverse forme: umore triste, lamentele fisiche, instabilità motoria, irritabilità, crisi di rabbia, scarsa concentrazione, alterazione del sonno e dell’appetito, perdita di interesse rispetto alle attività in cui prima si coinvolgeva, faticabilità, calo del rendimento scolastico, sentimenti di autosvalutazione. Quando la sintomatologia depressiva e l’umore irritabile sono lievi e tendono a cronicizzarsi per almeno un anno, si può sospettare la presenza di distimia, caratterizzata in particolare da bassa autostima e mancanza di speranza. Nel disturbo bipolare si alternano periodi in cui il bambino presenta sintomi depressivi e periodi in cui presenta sintomi di mania: umore elevato, autostima ipertrofica, ridotto bisogno di sonno, logorrea, fuga delle idee, eccessivo coinvolgimento in attività ludiche pericolose.
La bassa autostima
Il bambino non crede abbastanza nel proprio valore e nelle proprie capacità, tende ad auto svalutarsi e sentirsi inferiore rispetto agli altri e di conseguenza può sviluppare ansia sociale. A scuola si scoraggia facilmente di fronte alle difficoltà. E’ come se si aspettasse degli insuccessi e tende a minimizzare i successi. Può essere facilmente vittima di bullismo.
Le somatizzazioni
I disagi emotivi dei bambini spesso si esprimono attraverso sintomi fisici: è il corpo a parlare del problema, a volte ancora prima che il bambino lo consapevolizzi e può farsi sentire in diversi modi: mal di pancia, vomito, mal di testa, eruzioni cutanee, senso di spossatezza…
Disagi di Socializzazione
Quando il bambino si trova a confrontarsi con gli altri, possono verificarsi difficoltà di socializzazione legate in particolare a:
Ansia sociale: il bambino che soffre di questo disagio è agitato dal contatto con gli altri, in particolare con persone nuove e poco familiari. Le sue quattro paure principali sono: la paura di essere giudicato negativamente dalle persone che incontra, la paura di non sapere che dire o che fare nelle situazioni sociali, la paura di essere rifiutato, la paura dell’intimità (di rivelare i propri sentimenti). Queste paure sono generalmente accompagnate da reazioni fisiche quali aumento dell’adrenalina, battito cardiaco accelerato, crampi allo stomaco, sudorazione abbondante, rossore. Spesso i bambini che soffrono di ansia sociale, soffrono anche di ansia da prestazione ed hanno una bassa autostima, a scuola tendono ad isolarsi e possono essere vittime di bullismo.
Bullismo: il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica ed è attuato nei confronti di persone considerate bersagli facili (bambini diversi in qualcosa, bambini che non saranno facilmente aiutati perché hanno pochi amici, bambini meno forti). Il disagio emotivo è presente sia nella vittima che nell’aggressore. La vittima è spesso caratterizzata da bassa autostima, scarsa capacità di risolvere i problemi, sintomi depressivi, difficoltà emotive, sentimenti di solitudine, basso rendimento scolastico elevato numero di assenze, disturbi comportamentali, problemi psicologici/psicosomatici, stress, fobie, incapacità a stare da solo, evitamento del contatto oculare. Nella vittima si generano sentimenti di paura, rabbia, vergogna, colpa e la combinazione di questi sentimenti porta spesso il bambino a non raccontare l’accaduto. Il bullo spesso è caratterizzato da: mancanza di empatia, bisogno di prevaricare sugli altri, incapacità di controllare gli impulsi, scarsa capacità di autocontrollo, incapacità ad accettare regole e limiti, opinione esagerata di sé, mancanza della misura, alto livello di popolarità, ostilità.
Disagi in Famiglia
Disagi relazionali in famiglia: i disagi relazionali in una famiglia possono essere letti come tentativi da parte dei membri del sistema di far fronte alle proprie difficoltà. Possono manifestarsi attraverso comportamenti oppositivi da parte dei bambini, manifestazioni di rabbia, paura, alterazione del sonno, irrequietezza, diminuzione del rendimento scolastico, alterazione significativa delle abitudini alimentari e capricci per attirare l’attenzione su di sé.
Difficoltà di comunicazione: i ritmi della vita moderna rendono sempre più difficile la comunicazione genitori-figli. Le difficoltà di comunicazione spesso nascono da carenze nella disposizione all’ascolto. I bambini possono chiudersi ed essere restii a raccontare ciò che gli succede e in particolare come si sentono. Rispetto all’ascolto, è importante che sia un ascolto attivo che non metta dei muri alla comunicazione: spesso i genitori con la buona intenzione di far parlare i figli, mettono in atto comportamenti che bloccano la comunicazione: dare giudizi, cercare di interpretare, dare un sostegno eccessivo cercando di minimizzare se il figlio porta un problema o un vissuto fastidioso, dare soluzioni preconfezionate, investigare riempendo di domande.
Mancata legittimazione delle emozioni: può capitare che le emozioni dei bambini non vengano riconosciute e legittimate dai genitori che si affrettano a rimproverare o punire il comportamento, senza leggere l’emozione sottostante. Oppure l’emozione viene letta e minimizzata per tirare su il bambino (“non piangere”, “non essere triste” …), ma in questo modo il bambino non si sente visto in ciò che prova e resta solo con la sua emozione. Non esistono emozioni sbagliate, esistono solo comportamenti sbagliati e dannosi.
Rivalità tra fratelli: uno dei bisogni primari di ogni bambino è conquistare l’affetto e la stima dei genitori. L’interrogativo che nasce nella mente di ogni bambino a cui nasce un fratellino è “Che posto ho nel cuore di mamma e papà?”. I comportamenti di rivalità dei bambini possono quindi essere letti come finalizzati ad esaudire questo bisogno primario e rispondere a questa domanda esistenziale. Questo bisogno va riconosciuto, rispecchiato e legittimato prima di rimproverare o punire.
Disagi a Scuola
Ansia da separazione: il bambino ha un comportamento normale finché è in presenza del genitore o della figura primaria di attaccamento, tuttavia manifesta un’intensa ansia quando deve allontanarsi da questa figura. Tende ad avere paure irrealistiche e persistenti riguardo ad eventi catastrofici che lo possano separare per sempre dai genitori. Per questo può manifestare un’estrema riluttanza ad andare a scuola. Nell’imminenza della separazione dai genitori può accusare sintomi fisici quali mal di testa, mal di stomaco, vomito, dolori addominali.
Ansia da prestazione e timore del giudizio: il bambino è eccessivamente preoccupato della buona riuscita dei suoi compiti e delle sue attività, è spaventato dal commettere errori e per questo può diventare perfezionista. E’ come se si sentisse costantemente sotto esame.
Difficoltà di socializzazione: le difficoltà di socializzazione del bambino si evidenziano in particolare negli ambiti in cui è chiamato a confrontarsi con gli altri. Si possono verificare comportamenti di isolamento derivanti dall’ansia sociale o comportamenti di bullismo. Il Bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica ed è attuato nei confronti di persone considerate bersagli facili (bambini diversi in qualcosa, bambini che non saranno facilmente aiutati perché hanno pochi amici, bambini meno forti). Il disagio emotivo è presente sia nella vittima che nell’aggressore.
Disagi Comportamentali
I bambini possono esprimere il proprio disagio attraverso comportamenti spesso disturbanti per l’adulto. Tra i disagi comportamentali ritroviamo in particolare, i disagi nella condotta,il comportamento oppositivo provocatorio, i comportamenti compulsivi, i tic, la balbuzie e l’iperattività.
Disagi nella condotta: il comportamento del bambino non tiene conto delle regole appropriate per l’età e dei diritti degli altri. Può ad esempio aggredire persone o animali, rompere gli oggetti degli altri, violare le norme stabilite. Tutto questo può arrivare a compromettere il funzionamento familiare, sociale e scolastico del bambino.
Comportamento oppositivo – provocatorio: il comportamento del bambino è ostile, spesso litiga con gli adulti e li sfida attivamente, irrita deliberatamente le persone, accusa gli altri per i propri errori, è molto suscettibile, porta rancore ed è spesso dispettoso e vendicativo. Tutto ciò può arrivare a compromettere il funzionamento familiare, sociale e scolastico del bambino.
Comportamenti compulsivi: alcuni bambini per tenere a bada l’ansia, possono sentirsi costretti a ripetere dei rituali, possono eseguirli per scongiurare un avvenimento negativo nel futuro o per “sistemare” un fatto già avvenuto. Il bambino è come se sentisse di non riuscire ad interrompere certe azioni e finché non le porta a termine si sente preoccupato, arrabbiato e frustrato. Vi sono vari tipi di compulsioni: di lavaggio/pulizia (lavarsi ripetutamente le mani o il bicchiere prima di bere), di controllo/verifica(controllare di aver scritto una parola o di aver messo un libro nello zaino), di ripetizione (dover toccare un oggetto un determinato numero di volte), di ordine/simmetria (rimettere in fila pupazzi o libri ad esempio prima di andare a dormire), di collezione (anche oggetti senza nessuna utilità), di superstizione(come non camminare su alcuni punti del pavimento), relazionali (ad esempio far rispondere il genitore sempre alla stessa domanda). Di solito questi comportamenti sono accompagnati anche da pensieri disturbanti che il bambino fa difficoltà a mandar via. Questi bambini danno eccessiva importanza a ciò che pensano, hanno un eccessivo senso di responsabilità riguardo all’influenza che il proprio comportamento può determinare sugli eventi. Sentono il bisogno, inoltre, di controllare i pensieri, tendono a considerare gli eventi negativi come premessa di una sicura catastrofe, hanno un eccessivo bisogno di certezze e sono spesso perfezionisti.
Tic: il tic è un movimento involontario, rapido, ricorrente, non ritmico, oppure una produzione vocale che insorge improvvisamente e non presenta una finalità specifica apparente. I tic vengono vissuti dal bambino come irrefrenabili, ma di solito possono essere soppressi per periodi di tempo, sono amplificati dallo stress e scompaiono durante il sonno. Si suddividono in tic semplici di tipo motorio (ammiccamento oculare, torsione del collo, alzare le spalle, fare smorfie) e vocali (tossire, fischiare, schiarirsi la gola) e in tic complessi sia motori (colpirsi, saltare) che vocali (ripetere parole, suoni). I bambini affetti da disturbo da tic presentano specifici fattori di vulnerabilità a cui possono aggiungersi fattori ambientali, relazionali e personali che concorrono all’instaurarsi e al mantenersi del disturbo. Di solito la situazione familiare di questi bambini è caratterizzata da una scarsa espressione e validazione delle emozioni e da uno stile educativo rigido e focalizzato sulla performance. I tic possono essere reattivi a vissuti ansiosi o essere l’espressione di un conflitto interno del bambino. In molti casi si estinguono spontaneamente, in altri casi il quadro può peggiorare progressivamente, andando a minacciare il corretto funzionamento dei vari ambiti di vita del bambino. I bambini che soffrono di Tic possono presentare anche disfluenze nell’eloquio, difficoltà di attenzione e di concentrazione, sentimenti di vergogna e frustrazione.
Balbuzie: la balbuzie è un’alterazione del ritmo dell’eloquio che interferisce con la comunicazione sociale e con le prestazioni scolastiche del bambino. Le cause vanno ricercate in una stretta connessione tra aspetti genetici ed ambientali. I sintomi della balbuzie peggiorano o insorgono in concomitanza di eventi ad alta densità emotiva per il bambino, come l’inizio della scuola, episodi familiari particolari, lutti, ecc. L’intensità del disturbo varia in base ai contesti e alle finalità della comunicazione: parlare o leggere in pubblico, come può accadere in classe, possono essere per questi bambini situazioni cariche di stress e ansia che spesso amplificano la disfluenza. In questi bambini è facile che si generino sentimenti di vergogna e frustrazione.
Iperattività: l’iperattività può essere un comportamento comune in età evolutiva, diviene però importante intervenire quando tale comportamento rende problematico l’adattamento del bambino al contesto di vita. Spesso l’iperattività caratterizzata dal bisogno del bambino di stare in continuo movimento, si associa con l’impulsività (il bambino risponde prima che sia completata la domanda o esegue un compito senza tener conto della consegna) e la difficoltà nel mantenere focalizzata l’attenzione. Questo tipo di disagio condiziona negativamente la socializzazione e l’autostima del bambino.
Il Bullismo
Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica ed è attuato nei confronti di persone considerate bersagli facili(bambini diversi in qualcosa, bambini che non saranno facilmente aiutati perché hanno pochi amici, bambini meno forti). Questo scenario è solitamente composto da 3 attori: il bullo o colui che aggredisce, la vittima colui che subisce e i testimoni che rimangono spesso ad osservare in silenzio.
I più comuni atti di bullismo: minacce, sottrazione di beni personali, umiliazioni, prese in giro, esclusione del gruppo dei coetane, isolamento, uso di smorfie e gesti volgari, diffusione di pettegolezzi sulla vittima ecc..La vittima è il soggetto prevaricato e vittimizzato esposto ripetutamente all’azione offensiva da parte di uno o più compagni, facile bersaglio di umiliazioni, ricatti, scherni e prepotenze. Nella vittima si generano sentimenti di paura, rabbia, vergogna, colpa e la combinazione di questi sentimenti porta spesso il bambino a non raccontare l’accaduto.Le vittime di bullismo possono manifestare il loro disagio attraverso:
-sintomi fisici o somatici (mal di pancia, mal di testa)
-sintomi di ansia e alterazioni del tono dell’umore
-manifestazioni immotivate di avversione verso la scuola
-calo improvviso e non spiegabile del rendimento scolastico
-variazioni del ritmo sonno veglia, incubi e risvegli notturni
-innappetenza.
Il bullo ha in sé la volontà di piegare ai propri voleri qualcuno con azioni intimidatorie e spesso violente agendo contro la vittima in modo intenzionale e persistente. Privo di una piena consapevolezza dei propri stati emotivi rimane preda della propria parte più istintiva.Gli osservatori possono vivere in un contesto di ansia e paure, con conseguenti difficoltà relazionali e possono sentirsi manipolati dal gruppo, vivendo anche loro un intenso disagio emotivo.Mentre i bulli si sentono pienamente soddisfatti quando riescono ad annullare l’autostima e la capacità di reazione del coetaneo/a preso di mira , la vittima spesso si chiude nel dolore delle umiliazioni subite, cercando dentro di se la “colpa” di tali atteggiamenti denigranti. Ne consegue una profonda sofferenza psicologica.Per tutto questo è di estrema importanza non sottovalutare le conseguenze psicologiche e le manifestazioni di disagio, sia a breve che a lungo termine che possono manifestarsi sia nel bullo, sia nella vittima, che negli osservatori.
Autostima
L’autostima rappresenta il valore che ci attribuiamo. Ci dice quanto il bambino si apprezza e quanto si sente adeguato nello stare al mondo ed insieme agli altri. Non è un valore che ci accompagna dalla nascita ma si sviluppa e si evolve nel tempo ed è per questo che gli adulti e tutte le figure di riferimento possono fare molto per incoraggiare, accrescere, e consolidare il suo sviluppo, così come possono altrettanto aiutare il bambino a porre rimedio ad eventuali disagi inferti alla propria autovalutazione e auto considerazione. I bambini con scarsa autostima, sono bambini che pensano di non avere valore, inconsapevoli delle qualità che possiedono, si svalutano, sono critici con loro stessi e temono il confronto con l’altro, perché di fondo hanno un’ immagine di sé negativa e sono convinta che prima o poi verrebbero rifiutati, per questo si ritirano in se stessi. Alcuni bambini con bassa autostima esibiscono un atteggiamento artificioso di fiducia in se stessi agli occhi del mondo nel tentativo di provare agli altri e a se stessi che sono persone all’ “altezza”. I bambini con una buona autostima possiedono un’idea di se stessi adeguata, sentono di valere ed affrontano la vita con maggior serenità e sicurezza realizzando al massimo le proprie potenzialità. Raggiungono un maggior successo scolastico e superano con maggior facilità le difficoltà che incontrano.
Facciamo il Punto
Valutare per Aiutare
Ciascuna persona è un sistema aperto costituito da una molteplicità di “parti”che si influenzano reciprocamente: corporea, cognitiva, comportamentale, neuropsicologica, emotiva- affettiva – relazionale.La valutazione integrata e multidimensionale consente di ottenere il profilo globale del bambino o dell’adolescente mettendo in relazione tutte queste “parti” utilizzando tecniche e strumenti diagnostici affiancati ai colloqui clinici ed al gioco simbolico.

Il percorso si svolge in 4 fasi per un totale di 7/8 incontri con una durata media di 60 minuti.
Prima fase 1° incontro: incontro di conoscenza e accoglienza in cui si individua il motivo della richiesta e si procede ad una breve anamnesi. Viene esposto e spiegato il processo e il percorso, la somministrazione dei reattivi e la struttura delle sedute.
Seconda fase 2° e 3° incontro: indagine dell’area emotivo-affettiva.
4° e 5° incontro: indagine dell’area cognitiva allo scopo di evidenziare eventuali DSA.
6° e 7° incontro: indagine dell’area neuropsicologica e le funzioni esecutive.
Terza Fase. Segue lo studio da parte del valutatore: lettura dei dati grezzi, interpretazione dei dati raccolti; incrocio dei dati e quindi, individuazione dei punti di forza e dei punti di debolezza del ragazzo.
8° incontro: restituzione alla famiglia attraverso il colloquio e la relazione scritta (per il neuropsichiatra, per la famiglia, per la scuola).
Come Agire
La Terapia dei Bambini
Tutti i grandi sono stati bambini una volta.
Ma pochi di essi se ne ricordano
Antoine De Saint – Exupery
Nell’ottica di rispettare l’unicità di ogni bambino strutturiamo interventi integrati personalizzati coinvolgendo i principali agenti educativi coinvolti nella sua quotidianità (famiglia, famiglia allargata, scuola, ecc..) realizzando attività sia individuali che di gruppo integrando diverse discipline.

In particolare, effettuiamo le seguenti attività:
–Psicodiagnosi con l’ausilio di test
–Osservazione
–Interventi psico-educativi personalizzati
–Psicoterapia ad approccio integrato
–Psicoterapia in gruppo
–Percorsi laboratoriali – espressivi a tema
–Sostegno alla genitorialità
–Training genitoriale in situazione
–Terapia familiare
–Logopedia
–Neuropsicomotricità
–Neuropsichiatria infantile
Terapia in Gruppo per Bambini
Insieme è Meglio! Gioco, Legame e Cambiamento
Il gruppo è sicuramente una delle risorse più efficaci per il lavoro psico evolutivo con i bambini. Lo scopo è quello di aiutarli nella loro crescita potenziando le loro risorse attraverso le relazioni con i pari. Il lavoro di gruppo, attraverso il gioco e il disegno, diventa luogo dove dare parola alle proprie emozioni e al mondo interno. Utilizzando canali comunicativi complessi permette lo sviluppo delle parti dell’identità meno utilizzate nel rapporto con gli adulti, attraverso la costruzione di relazioni profonde, sicure ed emotivamente significative.
Laboratori per Bambini a tema
Bambini in Gioco – Animazione alla Lettura e Creatività Sonora
“Perchè ogni cosa che un bambino fa ha qualcosa di straordinario ed unico”
Il laboratorio si propone di sviluppare le potenzialità espressive e creative del bambino, attraverso il lavoro corporeo, la socializzazione e la comunicazione, con l’obiettivo di insegnare ai bambini a star bene con se stessi e con gli altri, educandoli con l’affettività all’affettività, rendendoli capaci di riconoscere, controllare e comunicare le proprie emozioni, di saper vivere insieme agli altri con serenità, senza esserne sopraffatti.
Ciò vuol dire aumentare la loro capacità di affrontare positivamente le situazioni difficili della vita.
Bambini a Tavola! Percorso educativo per bambini per imparare a conoscere gli alimenti assaggiando, toccando, annusando e giocando con essi
Così come negli adulti, anche nei bambini un’alimentazione eccessiva abbinata ad un insufficiente dispendio energetico è causa di sovrappeso e obesità con conseguente aumento del rischio di alterazioni del metabolismo lipidico o di patologie cardiovascolari. Meno evidenti, ma altrettanto pericolosi sono i danni psicologici che il sovrappeso arreca a bambini e adolescenti: difficoltà a relazionarsi, bassa autostima, difficoltà scolastiche, disturbi del comportamento alimentare. Modificare le abitudini alimentari nei bambini può risultare un’impresa lunga e difficile, tuttavia l’esempio degli adulti è di estrema importanza per poter apportare dei cambiamenti duraturi. Le problematiche da affrontare sono diverse: colazione scarsa o assente, rifiuto di mangiare alcuni alimenti come ad esempio le verdure, consumo eccessivo di bevende dolci e snack troppo ricchi in grassi e zuccheri, scarso movimento durante la giornata.
Come intervenire? Le restrizioni caloriche sono sempre estremamente rischiose perchè possono portare allo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare di tipo bulimico e/o anoressico. La perdita di peso non è dunque l’obiettivo primario, ma diviene la conseguenza di un cambiamento duraturo dello stile di vita e delle abitudini alimentari.Nel bambino in sovrappeso è importante fornire conoscenze ed esperienze che lo guidino a piccoli passi verso un’alimentazione più variata ed equilibrata recuperando i segnali corporei di fame e sazietà. A tale scopo vengono enfatizzati concetti come ad esempio:
-Non ci sono cibi “cattivi”
-Le merendine non sono proibite
-Proviamo insieme a conoscere e ad assaggiare una verdura nuova
Un modo efficace per insegnare a scegliere gli alimenti più adatti alla propria alimentazione è l’utilizzo del sistema del semaforo rosso, giallo e verde facilmente comprensibile anche dai più piccoli. Con il semaforo dei cibi il bambino imparerà che non esistono cibi proibiti, ma che al contrario può mangiare tutto a patto che si faccia attenzione alle porzioni e alla frequenza.Essenziale è dunque la prevenzione nel bambino del sovrappeso e delle patologie associate, a tale scopo verranno organizzati dei laboratori con finalità educativa. Obiettivo di questi percorsi è insegnare, attraverso il gioco, l’educazione al gusto, la relazione tra alimentazione e benessere e le scelte consapevoli permettendo ai bambini di sperimentare attraverso i cinque sensi: manipolazione del cibo, utilizzando in modo creativo e rendendolo protagonista di storie, preparazione di semplici ricette, riconoscere i frutti dell’odore, assaggiare cibi nuovi.Verranno proposti di volta in volta temi diversi:
–L’importanza della colazione
–Cosa mangio a merenda?
–Ogni verdura e ogni frutto ha la sua stagione
–Oggi cucino io
–Vado a fare la spesa
…e tanto altro ancora.
La Nostra Equipe
Dott.ssa Anna Maria Cianfriglia, psicologo, psicoterapeuta, insegnante di scuola primaria, docente e supervisore in valutazione, trattamento e prevenzione dei DSA, progettista presso il MIUR
Disturbi Specifici dell’ Apprendimento – DSA
Cosa Sono?
I disturbi specifici dell’apprendimento(DSA), in età evolutiva, per definizione possono essere riscontrati solo in assenza di deficit cognitivi diffusi o ritardo mentale globale dovute a disturbi del sistema nervoso di diversa origine. Le scadenti prestazioni scolastiche, benché limitate ad alcuni specifici domini cognitivi, si associano frequentemente a segni di disagio emotivo, disturbi del comportamento e problemi d’integrazione con il gruppo dei coetanei e la maggior parte dei casi la valutazione psicologica conferma la presenza di un disturbo neuropsicologico.

Alla fine degli anni 80 i rappresentanti delle principali organizzazioni di professionisti americani (psicologi, neuropsichiatri infantili, logopedisti), hanno definito i criteri per individuare i DSA: un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con selettive e significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di una abilità (ad es. linguaggio scritto e calcolo). Tali deficit sono dovuti a una disfunzione del sistema nervoso centrale, anche se di natura in molti casi ancora dibattuta. Possono essere presenti per tutta la vita e coesistere con problemi di controllo del comportamento e interazione sociale. La diagnosi di DSA non può essere posta alla presenza di ritardo mentale o nel caso di gravi condizioni di svantaggio familiare e sociale-ambientale. Questi concetti sono formalizzati nei sistemi di classificazione internazionale come il DSM V – TR (APA 2014), ICD 10 (OMS,1992), che sottolineano che un deficit evolutivo di un abilità cognitiva specifica (lettura, scrittura e calcolo), debba interferire significativamente con le prestazioni scolastiche o con le attività quotidiane in assenza di ritardo mentale.
Il criterio principale per la diagnosi dei DSA è quello della discrepanza tra un abilità cognitiva, che è compromessa rispetto all’età cronologica o alla classe frequentata dal soggetto e il funzionamento intellettivo generale, che risulta risparmiato.
Quali Sono?
Disturbi della Lettura e della Scrittura
Dsa: riguarda il linguaggio scritto, infatti, molti bambini mostrano una difficoltà nella lettura (errori e lentezza). Un aspetto comune alle varie forme di dislessie evolutive è il forte rallentamento delle prestazioni di lettura (parametro di assoluto rilievo per la diagnosi di dislessia).
– Dislessia evolutiva: disturbo specifico e selettivo di lettura che si manifesta nel momento in cui il bambino prova a imparare a leggere e a scrivere.
Le difficoltà si evincono nella lettura che può essere stentata-assente-poco corretta. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma lo fa impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché, a differenza di altri non ha automatizzato il processo; questo lo porta a stancarsi molto, commettere errori, rimanere indietro, non imparare e soprattutto sentirsi inadeguato. La Dislessia può presentarsi isolata o insieme (comorbidità) alla disgrafia e/o discalculia e/o disortografia; può presentarsi, inoltre, in soggetti che hanno avuto un pregresso disturbo del linguaggio. Alcuni bambini, invece, riscontrano difficoltà in prove che non richiedono la lettura ad alta voce, ma dove bisogna decidere se una parola è scritta nel modo giusto o sbagliato (disambiguazione di omofoni), difficoltà nella scrittura (disgrafia o disortografia).
– Disgrafia evolutiva: l’insieme dei disturbi della scrittura, accomunando i deficit dei meccanismi cognitivi centrali e di quelli periferici di elaborazione della risposta scritta. Il bambino disgrafico presenta difficoltà a riprodurre le lettere e i numeri in maniera corretta e fuente; spesso non si riesce a capire ciò che il soggetto scrive.
– Disortografia evolutiva: compromissione dei processi mentali centrali della corrispondenza tra forma fonologica e rappresentazione grafemica della parola. Le difficoltà tipiche della disortografia si manifestano durante l’esercitazione, le prove e le verifiche di scrittura: è possibile osservare una quantità di errori ortografici inaspettata rispetto alle capacità del bambino.
– Discalculia evolutiva: disturbi dell’elaborazione numerica del calcolo. Secondo i diversi sistemi di classificazione i sintomi di tali deficit possono essere: incapacità di comprendere i concetti di base di particolari operazioni, mancanza di comprensione dei termini o segni matematici; mancato riconoscimento dei simboli numerici; difficoltà di attuare manipolazioni aritmetiche standard; difficoltà a comprendere quali numeri sono pertinenti al problema aritmetico che si sta svolgendo, difficoltà di allineamento dei numeri o scorretta organizzazione spaziale dei calcoli; incapacità di apprendere le tabelline della moltiplicazione. Può presentarsi insieme (comorbidità) ad altri DSA.
Cosa Fare per i Bambini
Non Sono Svogliato!

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento, meglio conosciuti con i termini di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia sono disturbi che riguardano lo sviluppo di abilità specifiche e rappresentano un problema ad alta incidenza nella popolazione scolastica (dal 2 al 5%). Questi disturbi, se non evidenziati, originano molti casi di disagio e abbandono scolastico in quanto vengono spesso scambiati per svogliatezza o pigrizia influenzando negativamente l’autostima generale del bambino che non si sente compreso e sufficientemente capace (sono stupido, non ci riesco ecc). Per questo motivo è importante identificare il prima possibile tali disturbi al fine di poter agire sin dai primi anni di scuola intervenendo con Piani Didattici Personalizzati evitando invalidazioni e inopportune conseguenze sull’ autostima del bambino.
Gruppo di Sostegno per Bambini con DSA
I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato. Possono coinvolgere abilità di lettura, scrittura e calcolo.
I bambini e i ragazzi con DSA per leggere o per scrivere devono impiegare, al massimo, le loro capacità attentive e le loro energie e, per questo motivo, si stancano rapidamente, commettono errori e faticano ad imparare, rischiando ripercussioni negative sulla motivazione scolastica e l’autostima personale. Un aspetto fondamentale che intacca notevolmente l’autostima dei bambini e dei ragazzi con DSA è la dipendenza da altri per lo svolgimento dei compiti. Lo scopo del gruppo è quello di offrire ai bambini un percorso che conduca verso l’autonomia scolastica, sostenendoli nel trovare delle strategie che consentano loro di far fronte alle richieste formative senza l’intervento di una persona esterna; promuovendo l’acquisizione di strumenti efficaci (dispensativi e compensativi) in un ambiente protetto e ludico, in cui l’aspetto cooperativo e di confronto con i pari rappresenta un aspetto centrale. L’intento è creare un contesto che goda della fiducia del bambino, della famiglia e degli insegnanti, in cui si possano integrare e potenziare le risorse di tutti gli attori coinvolti nel percorso di crescita.
Obiettivi del percorso:
– Aumentare la motivazione e la fiducia che i bambini e i ragazzi hanno in se stessi attraverso successi sperimentati in autonomia, sostenuti dalla consapevolezza di avere strumenti che permettono il raggiungimento degli obiettivi scolastici;
– Acquisizione di strategie efficaci per raggiungere prestazioni adeguate e in autonomia.
Compiti a Casa…Aiuto!!!
Cos’è il Tutoring Didattico?
E’ un intervento specifico rivolto a studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento o Difficoltà di apprendimento, che consiste in attività di tutoraggio allo studio svolte da uno specialista esperto. L’approccio privilegiato di intervento è di tipo “metacognitivo”, che rende lo studente consapevole del funzionamento dei suoi processi cognitivi e dei suoi comportamenti di studio, attraverso un potenziamento delle abilità di memoria, attenzione e altre abilità cognitive coinvolte nello studio.
Gli scopi del tutoring didattico sono molteplici:
– ottimizzare i processi di apprendimento dello studente,
– facilitare l’autonomia nello studio,
– organizzare e pianificare per ottenere migliori risultati scolastici e un miglioramento della qualità della vita scolastica.
Il tutor esperto guida lo studente nel raggiungimento di un metodo di studio efficace e nell’uso degli strumenti compensativi più idonei.
Cosa fa?
L’attività di Tutoring Didattico è individualizzata e strutturata per il singolo studente.
Durante gli incontri pomeridiani, a seconda delle singole necessità, si possono effettuare attività specifiche di potenziamento di abilità coinvolte nello studio, per poi dedicare il tempo alla guida dello svolgimento dei compiti. Si precisa che l’obiettivo non è terminare i compiti, ma guidare lo studente nella ricerca di strategie adeguate e nel potenziamento delle risorse a sua disposizione. Si supporta, inoltre, l’uso di strategie didattiche individualizzate e l’uso di strumenti compensativi informatici e non.Le attività sono individuali e vengono svolte solitamente 2 o 3 volte a settimana per un’ora circa, tuttavia le modalità e le tempistiche variano a seconda delle necessità dello studente e della famiglia. L’intervento di Tutoring Didattico, si differenzia dagli interventi specifici di abilitazione/riabilitazione volti al potenziamento di singole abilità specifiche (lettura, scrittura, calcolo, attenzione ecc…), in quanto è mirato a fornire ai bambini e ragazzi gli strumenti migliori e individualizzati per affrontare i compiti scolastici.
E’ previsto un primo colloquio di consulenza finalizzato a raccogliere informazioni sullo sviluppo e sulla storia del bambino o del ragazzo e le difficoltà osservate o segnalate. In funzione dei dati raccolti e dalla valutazione specialistica diagnostica già effettuata o da effettuare, si formula un progetto di intervento in cui vengono esplicitati gli obiettivi a breve e lungo termine e le modalità di attuazione dello stesso.Tale progetto viene continuamente aggiornato sulla base delle tappe raggiunte dallo studente.Nell’intervento è essenziale la collaborazione con la scuola, per la verifica e l’aggiornamento degli obiettivi e gli incontri periodici con la famiglia di condivisione e spiegazione dei risultati raggiunti.
La Famiglia del bambino con DSA:come aiutarlo e sostenerlo
La famiglia è chiamata ad affrontare e sostenere il bambino nelle sue attività di studio quotidiane ed è importante che sia formata e informata a svolgere questa funzione in modo ottimale. Realizziamo percorsi rivolti ai genitori per affrontare gli aspetti neuropsicologici, di apprendimento, emotivi ed affettivi.
Servizi per la Scuola e Formazione Docenti
Costruire un Piano Didattico Personalizzato

Il Piano Didattico Personalizzato – PDP (Modelli di Piano Didattico Personalizzato PDP-Miur), è un documento che prevede la personalizzazione del percorso didattico per alunni e studenti con diagnosi di DSA (come prevista dal DM 12 luglio 2011e dalle Linee Guida sui DSA), redatto dalla scuola, in collaborazione, con la famiglia e, quando possibile, lo specialista di riferimento. Nel PDP, sono stabiliti gli strumenti compensativi e le misure dispensative appropriate per ogni materia, le strategie metodologiche e didattiche utilizzabili, i criteri e le modalità di verifica e di valutazione; eventuali modifiche all’interno degli obiettivi per il conseguimento delle competenze fondamentali dell’alunno/studente con DSA, con l’obiettivo di assicurare il conseguimento delle competenze fondamentali del curricolo e garantire una pari opportunità di apprendimento. La redazione del documento è di competenza della scuola, prevede degli incontri di confronto tra docenti, famiglia e clinici (se invitati e autorizzati a partecipare), nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze. La presenza del clinico durante la stesura del PDP non è obbligatoria, ma può essere richiesta dalla famiglia o dalla scuola, previa autorizzazione della famiglia stessa. Il PDP può essere redatto dalla scuola anche in caso di alunni con BES -Bisogno Educativo Speciale.
Passaggi importanti
La famiglia, a seguito del percorso di valutazione psicodiagnostico effettuato, deve consegnare la certificazione della diagnosi di DSA alla scuola (Dirigente Scolastico o Segreteria), chiedendo che venga protocollata.Successivamente, entro il primo trimestre dell’anno scolastico di riferimento (o se la diagnosi perviene in corso d’anno, entro il 31 marzo per gli anni terminali di ciascun ciclo scolastico), la scuola può predisporre degli incontri per la stesura del Piano Didattico Personalizzato, coinvolgendo la famiglia dello studente.Il documento, redatto in duplice copia, deve essere infine firmato dal Dirigente scolastico, il team docenti, e la famiglia. Quest’ultima riceverà una copia firmata del PDP.
Cosa deve contenere un PDP?
Secondo le “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” -12 Luglio 2011 il documento deve contenere: “le seguenti voci, articolato per le discipline coinvolte dal disturbo: dati anagrafici dell’alunno; tipologia di disturbo; attività didattiche individualizzate; attività didattiche personalizzate; strumenti compensativi utilizzati; misure dispensative adottate; forme di verifica e valutazione personalizzate”. Per ciascuna materia, vanno pertanto individuati obiettivi e contenuti, da acquisire nel corso dell’anno scolastico, tenendo conto dei tempi di elaborazione, produzione, comprensione delle consegne da parte dell’alunno. Le attività di studio, di verifica e di valutazione dovranno, inoltre, essere calibrate in base alle reali capacità e potenzialità dello studente. Tra le misure previste è possibile ridurre la quantità di compiti; in fase di verifica concedere l’uso di mappe concettuali, immagini, schemi, ecc..; organizzare interrogazioni e verifiche programmate, consentire tempi più lunghi per le prove scritte, elaborare i testi della verifiche scritte in formato digitale; ridurre o selezionare la quantità di esercizi nelle verifiche scritte; compensare le prove scritte non sufficienti con verifiche orali. Nelle modalità di valutazione, è possibile tenere conto del contenuto e non della forma, valutare e conoscenze e non le carenze dell’alunno, e così via ecc…
Il PDP va aggiornato?
L’art. 5 “Misure educative e didattiche di supporto”, comma 3 della Legge n. 170/2010, esplicita che tutti gli interventi didattici individualizzati e personalizzati, devono essere documentati e sottoposti periodicamente a monitoraggio, per valutarne l’efficacia e verificare il raggiungimento degli obiettivi. E’ opportuno che il PDP venga verificato dal team docenti due o più volte l’anno (per esempio in sede di scrutini) e modificato ogni qualvolta sia segnalato un cambiamento nei bisogni e/o nella difficoltà dell’alunno” (I DSA e gli altri BES: Indicazioni per la pratica professionale, Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, 2016).
Cosa succede se i genitori si rifiutano di firmare il PDP?
Come esplicitato dalla normativa di riferimento e dal documento “I DSA e gli altri BES: Indicazioni per la pratica professionale”, Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, 2016: “Se la famiglia si rifiuta di firmare il PDP del figlio la scuola può decidere di non adottare le misure dispensative e gli strumenti compensativi previsti dalla Legge. L’eventuale non condivisione da parte dei genitori della stesura del PDP, non esime i docenti dal farsi carico delle difficoltà dell’alunno e dall’attivare un percorso personalizzato non formalizzato, che rientra in una normale azione didattica e non richiede l’acquisizione di un’autorizzazione ufficiale da parte della famiglia”.
Come fa la famiglia a verificare se quanto scritto nel PDP è applicato in classe?
“Secondo la Legge sulla trasparenza n. 241/90, la famiglia può richiedere copia e/o visione di tutti gli atti amministrativi scolastici. In questo modo è possibile visionare verifiche e compiti in classe: è sufficiente che la famiglia inoltri una motivata richiesta scritta e la scuola è obbligata a far vedere e/o far avere copie dei documenti richiesti, compresi i verbali di classe e interclasse, nelle parti in cui riguardano il figlio. Le Linee Guida per i DSA (allegate al D.M. 5669 del 12 Luglio 2011) prevedono, inoltre, che la scuola curi di “predisporre incontri con le famiglie coinvolte a cadenza mensile o bimestrale, a seconda delle opportunità e delle singole situazioni in esame, affinchè l’operato dei docenti risulti conosciuto, condiviso, e ove necessario, coordinato con l’azione educativa della famiglia stessa” (I DSA e gli altri BES: Indicazioni per la pratica professionale, Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, 2016)Alcuni chiarimenti da parte dei rappresentanti del Ministero, dell’Università e della Ricerca (MIUR) alle domande poste dalle Associazioni: Relessica, Beautiful Mind, DI.RE FA.RE., Orto del sapere e S.O.S. Dislessia Alta Val di Cecina. (Testo di seguito tratto da Associazione Italiana Dislessia, sito web: http://www.aiditalia.org)
Gli studenti DSA hanno diritto ad usare gli strumenti previsti nel vecchio PDP, fino alla redazione del nuovo PDP, nei test d’ingresso e nelle prove scritte e orali?
Gli strumenti compensativi e le misure dispensative sono generalmente già elencati nella certificazione. In attesa della formalizzazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP) vanno attuate preventivamente le misure indicate nella certificazione; gli eventuali voti negativi ottenuti senza gli strumenti compensativi e le misure dispensative vanno riconsiderati alla luce del PDP e non possono assolutamente fare media. I test di ingresso essendo tali non dovrebbero a priori fare media.
Il PDP può essere consegnato in visione alla famiglia prima della firma, perché sia letto con attenzione ed eventualmente sottoposto agli specialisti che seguono lo studente?
Certamente copia del PDP può essere consegnato alla famiglia che ne faccia richiesta prima di firmarlo, per studiarlo e/o sottoporlo agli specialisti di fiducia.
È possibile la redazione di un PDP per ragazzi con bisogni educativi speciali? È a discrezione del consiglio di classe o la famiglia ne può fare richiesta?
Il consiglio di classe è sovrano nel decidere se fare o meno un PDP per alunni con bisogni educativi speciali che non ricadano sotto l’ombrello della legge 104/1992 o della legge 170/2010. Se poi la famiglia non lo vuole, deve motivare per iscritto il diniego alla firma. Viceversa, anche la famiglia può chiedere al consiglio di classe che sia adottato un PDP e nel caso il consiglio di classe fosse contrario, deve verbalizzarne il motivo.
Riguardo la valutazione:un voto positivo può “cancellarne” uno negativo sul medesimo argomento o gli insegnanti sono costretti a fare la media con entrambi i voti?
Gli alunni che hanno diritto alla compensazione orale delle prove scritte con prove orali compensano appunto le prove scritte e quindi se la prova orale è buona non ha senso che il voto finale sia una media… quantomeno dovrebbe esser una media pesata con peso preponderante sulla prova orale.
Screening Scolastico
La Legge n. 170 dell’8 Ottobre 2010: “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale nr. 244 del 18 Ottobre 2010, riconosce e definisce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) (Art. 1).
Tra gli aspetti rilevanti evidenziati dalla Legge vi sono:
– l’importanza di attivare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione dell’alunno/studente con DSA e assicurare loro eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale (Art. 2);
– la rilevanza di effettuare una diagnosi precoce che può essere erogata nell’ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio Sanitario Nazionale e, qualora non sia possibile da questi ultimi, da specialisti o strutture accreditate (Art. 3);
– la formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia per individuare precocemente i segnali e applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate (Art. 4);
– la tutela del diritto all’istruzione di alunni e studenti con DSA, promuovendone il successo scolastico, attraverso l’introduzione di misure educative e didattiche di supporto, con forme di verifica e di valutazione personalizzate, adeguate alle necessità formative dell’alunno (Art. 5);
– il diritto dei familiari fino al primo grado di studenti del primo ciclo dell’istruzione con DSA di usufruire di orari di lavoro flessibili (Art. 6).
Progetti Educativi
Il Centro per lo Sviluppo Integrato della Persona progetta e realizza percorsi educativo – didattici e formativi costruiti in relazione alle esigenze e alle caratteristiche dell’istituto committente.
I percorsi fanno riferimento ad alcuni nuclei specifici e alle problematiche che insegnanti e genitori si trovano a gestire nel loro rapporto con allievi e figli.

Il modello di riferimento è quello dell’approccio pluralistico integrato, che prevede una parte teorica e una serie di attività esperienziali. Quest’ultime, oltre ad agevolare il raggiungimento dell’obiettivo formativo, consentono di sperimentare l’applicazione degli insegnamenti didattici. In tale ottica, le attività prevedono e auspicano il coinvolgimento e la collaborazione degli operatori scolastici.
La realizzazione, l’efficacia e l’efficienza dei progetti viene monitorata in itinere e valutata attraverso strumenti qualitativi e, ove possibile, quantitativi.
Il Cesvipe, in collaborazione con i vari Istituti scolastici, ha progettato e realizzato diversi progetti educativi:
– Alimentiamo il Benessere!
– Non Sono Svogliato! Prevenzione e Screening precoce dei DSA
– Figli si Nasce, Genitori si Diventa! Incontri rivolti alle Mamme e ai Papà
– Giocando con l’Autostima
Alimentiamo il Benessere…Il Cesvipe va a scuola!
Negli ultimi 40 anni si sono accumulate importanti evidenze che suggeriscono che l’alimentazione gioca un ruolo centrale nello sviluppo di varie patologie degenerative che affliggono le popolazioni del mondo occidentale. Si tratta di un problema ampio ed è fondamentale, in quanto un buon piano “prevenzione alimentare” potrebbe alleggerire notevolmente la presenza negli ospedali e, di conseguenza, la spesa sanitaria e aiuterebbe le persone ad alimentarsi in modo corretto scoprendo che è più semplice di quello che si è portati a pensare.
Perciò, i bambini, sono ignari che la nostra salute si può costruire a partire dalle sostanze che ingeriamo, che scaturisce dai semplici gesti dell’alimentazione quotidiana e vanno sempre più assumendo abitudini alimentari dannose e squilibrate per il loro sviluppo integrale.
Infatti, già da qualche anno, assistiamo ad una critica diffusione dell’obesità (tanto che si è arrivato a parlare di epidemia globale) non solo negli adulti ma sempre più frequentemente, anche nei bambini, mentre i disturbi del comportamento alimentare conoscono una crescente e significativa diffusione, riguardando fasce di età sempre più giovani.
Cos’è “Alimentiamo il Benessere”?
E’ un intervento di prevenzione primaria alla salute e di empowement personale. E’ un programma per imparare a gestire in modo facile, sano e consapevole il peso corporeo e l’attività fisica.
Che va oltre la Dieta!!!
Obiettivi Generali
L’obiettivo centrale del nostro progetto educativo è quello di promuovere la salute ed il miglioramento della qualità della vita formando gli studenti della scuola media e i loro genitori ad una cultura del cibo come strumento principale di promozione della propria salute attraverso:
– l’acquisizione di una corretta informazione alimentare e contrastare le false credenze che ci siano modi e diete miracolosi per dimagrire;
– la conoscenza degli aspetti comportamentali, emotivi ed educativi dell’alimentazione;
– potenziare le risorse personali e la formazione di una coscienza per un consumo critico ed intelligente;
– favorire un migliore rapporto con il proprio corpo;
– prevenire lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare e dell’immagine corporea.
Non sono Svogliato!…Il Cesvipe va a scuola!
Prevenzione e Screening precoce dei DSA in collaborazione con l’Istituto Leonardo Murialdo Albano Laziale
Il DSA, Disturbo Specifico dell’Apprendimento, è un disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, ortografia, grafia e calcolo) in modo significativo, ma circoscritto lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. I DSA, meglio conosciuti con i termini di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia sono, quindi, disturbi che riguardano lo sviluppo di abilità specifiche, rappresentano un problema ad alta incidenza nella popolazione scolastica (dal 2 al 5%) e originano molti casi di disagio e abbandono scolastico.
A fondamento di questo progetto di intervento c’è la convinzione che un intervento didattico efficace può aiutare il bambino ad affrontare meglio le difficoltà e a gestirle con maggior serenità senza invalidazioni e inopportune conseguenze sulla sua autostima.
Cos’è uno Screening?
“Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo … Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo..“(A.Paoletti, G.Stella, Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I,gennaio.
Perché effettuarlo? I test di screening sono da considerarsi solo un primo passo verso l’identificazione di eventuali problemi nei bambini. Infatti si possono individuare alunni per i quali consigliare un approfondimento attraverso procedure diagnostiche specifiche allo scopo di progettare un Piano Didattico Personalizzato. Tutto ciò offre la possibilità di garantire agli alunni un percorso di apprendimento, sereno e, pertanto, significativo.
Figli si Nasce, Genitori si Diventa! Incontri con le mamme e i papà
Il tuo bambino si rifiuta di mangiare? La sera, quando sei distrutto dal lavoro e sogni il sonno profondo, lui si catapulta puntualmente nel lettone? Non vuole andare all’asilo? Quale gioco proporgli senza ricorrere a mamma televisione? Quante attenzioni dedicargli senza viziarlo? Cosa succede in adolescenza?
A questi e molti altri interrogativi risponderemo insieme per “sopravvivere” alla caotica vita familiare.
Gli incontri si rivolgono a Genitori Responsabili che vogliono dotarsi di strumenti e di competenze necessarie per dare il meglio di loro stessi come educatori.
.