“Quando l’amore fa male: ossessione e dipendenza affettiva”

Nota anche con il termine "love addiction", la dipendenza affettiva è un disturbo relazionale nel quale l'amore diventa una vera e propria ossessione. 

In una relazione sentimentale è fisiologico che agli inizi si instauri una forma di dipendenza; successivamente, con il passaggio dall’innamoramento all’amore maturo, dovrebbe crearsi un equilibrio nel rispetto dell’individualità e dell’autonomia di ciascun partner. 

In caso di dipendenza affettiva il soggetto, invece, non sperimenta il bisogno di ritrovare la propria indipendenza, ma desidera una simbiosi totale con l’altro. La persona dipendente ha difficoltà nel riconoscere quali possono essere i propri bisogni mettendo in cima alla lista quelli del partner attorno al quale gravitano pensieri, desideri e aspettative.

L’isolamento, l’incapacità di tollerare la solitudine, il terrore dell’abbandono e della separazione, la devozione estrema, la paura di perdere la persona amata, la mancanza di interesse per sé e per la propria vita, la gelosia morbosa, l’assenza di confini con il partner, il senso di colpa, la rabbia e la paura d’essere realmente se stessi …

sono alcuni degli indicatori che permettono di rilevare una possibile dipendenza affettiva.

Il partner dipendente vive costantemente nell’ansia di poter perdere la persona amata, ha bisogno di costanti rassicurazioni all’interno della coppia e tende generalmente a fare richieste affettive continue ed esagerate. Inoltre, nel timore di essere abbandonato, fa fatica a prendere delle decisioni autonomamente, non crea nè delimita i propri spazi e reprime costantemente la rabbia. Questa modalità comportamentale, spesso, si traduce anche in una sintomatologia fisica: tremori, tachicardia, senso di oppressione al petto… oltre che sintomi secondari come depressione, ansia, insonnia e pensieri ossessivi. 

“L’illusione della completezza e la paura dell’indipendenza: il complesso di Cenerentola”

La sindrome di Cenerentola si riferisce a quello stato in cui la donna necessita di essere salvata dal proprio partner mossa dalla paura di essere realmente se stessa e di vivere in modo indipendente e autonomo.

Il complesso di Cenerentola fa riferimento a un libro di Colette Dowling del 1982 intitolato “Il complesso di Cenerentola: la segreta paura di indipendenza delle donne”. L’autrice nel libro afferma che esiste un bisogno psicologico di trovare un “principe azzurro” o una principessa delle fiabe che ci renderà felici evitandoci dolori e tormenti. Per raggiungere questo obiettivo di fantasia, abbiamo bisogno di idealizzare il partner per soddisfare queste aspettative e quando si vanno a scoprire in lui mancanze o difetti si produrrà in noi inevitabilmente una forte frustrazione.

Una possibile conseguenza di questo meccanismo, inoltre, è che il soggetto che soffre di questa sindrome tende a instaurare rapporti di amore e amicizia sempre in perdita, rendendo difficile il raggiungimento di una corrispondenza equilibrata nelle relazioni e facilitando una grande instabilità. La troppa dipendenza dal proprio partner porta a un rapporto non equilibrato e difficile: se la donna non è abbastanza sicura di sé e aspetta che la vita trovi un significato dall’esterno non sarà mai felice e la relazione di coppia virerà verso alti livelli di disfunzionalità.

E’ bene sottolineare che il quadro del Principe Azzurro che salva la principessa è altrettanto complesso: se da un lato pertanto troviamo una Cenerentola che può diventare facilmente vittima e sottomessa, dall’altro troviamo un Principe Azzurro che allo stesso modo presenta una forma di dipendenza affettiva, è bene quindi parlare di co-dipendenza.

Proprio a causa della sua necessità di essere salvata, Cenerentola diventa un bersaglio facile per quelle persone che hanno bisogno di alimentare la loro autostima, il loro ego e il vuoto emotivo che li caratterizza, spesso utilizzando anche meccanismi manipolatori approfittando delle insicurezze altrui.

E’ possibile raggiungere l’indipendenza senza che un qualcuno ci venga a salvare?!

Riconoscere la propria dipendenza affettiva, dare un nome a ciò che si sta sperimentando nella coppia e prendere coscienza delle conseguenze che il disturbo ha prodotto fino a quel momento sulla propria vita sono i primi passi per avviare un processo di cambiamento. 

L’obiettivo del processo terapeutico è rappresentato, dunque, dall’acquisizione di consapevolezza, obiettivo che potrà essere raggiunto attraverso un lungo processo di scoperta e rafforzamento del proprio sé e della propria autostima; ciò passa attraverso una graduale uscita dalla propria zona comfort, abbandonando a poco a poco quel ruolo passivo, sperimentando comportamenti più adattivi e meno disfunzionali. 

Un lavoro che contempla la scoperta dell’amore e del rispetto per se stessi, il prendersi cura di sé sia emotivamente che fisicamente che mentalmente: passaggi fondamentali per giungere ad una indipendenza, quella condizione che permette alle persone di prendere le proprie decisioni e di raggiungere degli obiettivi.

E’ bene sottolineare che le persone non nascono indipendenti ma lo diventano gradualmente, acquisendo competenze, assumendo con coraggio i rischi che la vita ci pone  e specialmente l’indipendenza non è incompatibile con una relazione a due: la relazione è il miglior mezzo attraverso il quale ogni essere umano può crescere ed acquisire nuove competenze per mezzo dello scambio e del confronto con l’altro e quando la relazione è sana si basa sull’interdipendenza, sulla reciprocità, ovvero, sul reciproco sostegno, sul rispetto e sulla valorizzazione delle risorse individuali. 

 

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11 Aprile ore 20,00

presso l'Enoteca "Porchetta e Bollicine"

Via Vestricio Spirunna, 109 - Roma

Caratterizzate dal coinvolgimento emotivo e dalla concentrazione sui rapporti affettivi.
Anche stavolta, il vino ci accompagnerà dentro le loro storie e la nostra ospite ce le farà incontrare, narrandoci la sua esperienza di donna e produttrice.

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