Verso la fine degli anni ’70, il prof. Jon Kabat-Zinn, biologo molecolare professore di medicina comparata, mette a punto un Protocollo strutturato (MBSR) raccogliendo le pratiche di consapevolezza di cui aveva sperimentato i benefici su di sé, spogliandole dei significati religiosi ed aggiungendo elementi psicoeducativi ed attività provenienti dalla psicoterapia cognitivo comportamentale. Da quel momento si sono moltiplicate in tutto il mondo le ricerche rispetto agli affetti della Mindful Meditation. Tra queste, numerose sono quelle a favore dell’efficacia della Mindfulness rispetto alla gestione di stress, ansia, panico, impulsività, pensieri ossessivi, ricadute nella depressione, disturbi alimentari, fibromialgia, dolori cronici, problemi cardiaci, asma, disturbi psicosomatici, disturbi gastrointestinali, astenia e disturbi del sonno. In particolare, le neuroscienze (R. Davidson) hanno dimostrato che la pratica costante della Mindfulness è in grado di generare un aumento dell’integrazione della corteccia prefrontale a favore di una migliore regolazione emotiva e di una maggiore lucidità di pensiero e un aumento delle connessioni “calmanti” che dalla corteccia prefrontale sinistra raggiungono l’amigdala (porzione del sistema limbico iperattivata dallo stress e da emozioni forti quali ansia e rabbia).
Al di là del soffrire o meno di qualche disturbo, la Mindfulness è utile a chiunque desideri migliorare la qualità della propria vita, per non rischiare che trascorra senza esserci mai veramente stato.